CIÓ CHE NON SI PUÒ CAMBIARE, VA ACCETTATO.
Si, facile a dirsi. E la tenacia, la caparbietá, l’impegno? Mi sono sempre state spacciate per “qualitá”. E ora, alla mia veneranda etá scopro che non é cosí. É sottile il confine che separa quelle doti, cosí positive, dall’incaponirsi dietro a situazioni immutate e immutabili nel tempo.
Ció che esula le nostre intenzioni e le nostre fatiche va preso per quel che é: un ristagno fermo e melmoso che minacciosamente rischia di ingoiarci, agevolato dal nostro infruttuoso dibatterci in cerca di soluzioni unilaterali.
A niente valgono il rammarico, i rimuginamenti, la colpa e il dissenso. La logica in questi casi, va messa da parte e rinchiusa in un contesto che non consenta ripensamenti.
Ricorrendo all’accettazione si cresce e si matura ma anch’essa deve andare oltre. Non puó essere esclusivamenre cosciente e razionale; deve obbligatoriamente nascere dal profondo. Da quella parte di noi che sa quanto l’Accettazione sia l’unica via percorribile verso la serenitá.