C’era una volta una bambina.
No, non era una principessa; era solamente una bambina, con gli occhi marroni un po’ a mandorla e i capelli scuri.
Amava starsene da sola, seduta sullo scalino più alto della gradinata che portava a casa sua.
Lì si sentiva una principessa. Niente vesti d’oro o scarpe di cristallo. Nessun principe azzurro e nessun drago. No, aspetta, quello si.. quello c’era; e c’era anche il cavallo bianco, il gattino, il pulcino, la carrozza, la zucca e anche il ranocchio. Ma come? Dov’erano?
Erano in cielo.
Aveva sempre amato le nuvole. Per lei erano vive e quel loro essere in continua mutazione era talmente affascinante da incantarla per ore a immaginare e inventare le loro forme.
Come sarebbe bello cavalcare quel cavallo bianco e leggero.. lassù.
Guarda quella, sembra un fiume. Chissà dove va?
Quando il cielo era azzurro, d’estate e la leggera brezza le sollevava l’orlo della gonna a quadretti, lei non se ne accorgeva nemmeno. Le guardava lassù.
Una chiave, un portone e un bianco soffice prato di nuvole, sul quale giocare dando loro una forma ogni volta diversa e ogni volta unica.
E’ sempre stata strana quella bambina. Ancora adesso guarda le nuvole.