Si era seduta davanti ad un’enorme vetrata che richiamava lo stile un po’ retrò del locale. Come si chiamava? Ah si, The Library Bar.
Era un bel locale, innovativo – pensò, guardandosi intorno.
I divani blu richiamavano i decori delle lampade e delle tende. Niente era sbagliato o fuori luogo. Qualche specchio strategicamente posizionato, faceva sembrare il poso più grande di quanto fosse in realtà.
C’era un non so che di intellettuale in quel bar; le persone stavano sedute in rigoroso silenzio, ognuna intenta a leggere un libro.
Allora, voltandosi, si accorse di due grandi pareti attrezzate a libreria.
Incuriosita, si avvicinò ad una di loro e con gesto leggero e solenne cominciò a sfiorare, con grande rispetto, le copertine di quelle creature stampate.
Il silenzio, le luci soffuse rendevano piacevole la lettura di quei libri datati, che qualcuno aveva messo a disposizione di chi amava nutrire la sua anima con parole ed emozioni.
Uno di loro la chiamò (ebbene sì, sono il libri a scegliere!) e la convinse a portarlo al tavolo, dove lo appoggiò delicatamente vicino alla tazza di thé che ancora fumava.
Le roselline rosa e bianche della teiera erano deliziose, pensò.
Che ora era?
Aveva tempo di leggere qualche riga di quel nuovo amico stampato?
Magari aprendolo a caso avrebbe ottenuto le risposte di cui aveva bisogno.